La Magia dei Profumi nell'Antico Egitto: Mostra Esclusiva al Museo del Cairo

2025 . 02 . 24 | scritto da Lea Patera

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Eventi

Profumo

Il Museo Egizio del Cairo, in collaborazione con il Labex ArcHiMedE (Laboratoire d'Excellence en Archéologie, Histoire et Mémoire des Écritures) e l’università Paul-Valery di Montpellier, ha inaugurato una nuova mostra dall’altissimo valore storico e culturale intitolata "Perfumes of Ancient Egypt Through Ages". Un viaggio sensoriale immersivo, aperto al pubblico il 1° dicembre 2024 che si protrarrà fino al 28 febbraio 2025.

L’arte della profumeria nell'Antico Egitto, grazie anche alla ricostruzione effettuata tramite realtà virtuale, viene così svelata esplorando il ruolo che i profumi, gli oli e le essenze hanno avuto nella vita quotidiana degli egizi, ma anche nei loro rituali religiosi e nelle pratiche di bellezza.

La mostra, si apre con una panoramica storica sull’uso dei profumi nell’antico Egitto, offrendo un’esplorazione unica delle tradizioni che hanno fatto della profumeria un'arte così raffinata. Ottanta gli oggetti presentati conservati al Museo Egizio del Cairo e ai Musei d'Arte Copta e Islamica, che illustrano la storia di oli profumati, unguenti e degli incensi dall'epoca faraonica fino a quella greco-romana, copta e araba.

Una proficua collaborazione che ha dato luce a una rara e preziosa occasione di approfondimento per ricercatori, professionisti del settore, amanti della storia, appassionati e curiosi di tutte le età.

Ricostruzioni tramite realtà virtuale

I visitatori hanno modo di vivere un’interessante esperienza immersiva che unisce l’utilizzo di un visore, a una tecnologia studiata espressamente per la mostra, capace di aggiungere un’entusiasmante componente olfattiva alle scene ricostruite virtualmente.

Tramite una suggestiva introduzione in cui ci si ritrova davanti ad un grande focolare acceso in una notte stellata nel deserto, si accede successivamente a tre diverse ambientazioni. Si tratta di tre scene riguardanti momenti chiave della vita quotidiana, religiosa e funeraria dell’antica civiltà egizia: la prima è ambientata durante un processo di imbalsamazione in cui si vedono alcune delle materie prime utilizzate nelle varie fasi, con particolare attenzione per il ginepro. La seconda ci trasporta in un magnifico giardino in cui si produce uno degli oli profumati più pregiati, l’olio di loto, infine, si cammina all’interno di un meraviglioso tempio egizio nel quale si assiste ad un’offerta di kyphi dedicata a Osiride. La possibilità di annusare in diretta i profumi in questione rende l’esperienza decisamente interessante e coinvolgente.

Esperienza olfattiva in realtà virtuale

Geografia delle Sostanze Aromatiche

Dagli studi archeologici e dalle fonti testuali è emerso che per la produzione di profumi si utilizzavano in maniera massiva materie prime esotiche, il cui approvvigionamento arrivava per lo più da terre confinanti. Un importantissimo luogo di reperimento di materiali pregiati era la famosa e misteriosa Terra di Punt. Da questa zona, la cui ubicazione è ancora incerta, gli egizi importavano oro, incenso, alberi di mirra da ripiantare in patria e molto altro. Gli studi recenti la localizzano nella parte sud-orientale del Mar Rosso, più precisamente nella parte occidentale dello Yemen.

L’incenso è in realtà meno citato nei testi riguardanti le spedizioni faraoniche nella terra di Punt, si pensa infatti che per la maggior parte provenisse dal Dhofar, regione dell’Oman. Per quanto riguarda la mirra invece, dai testi sono emerse preziose informazioni su quella proveniente da Byblos già dall’Antico Regno.

Incuriosita dalla provenienza di questi tesori profumati ho avuto modo di fare qualche domanda alla curatrice scientifica della mostra, che ha raccontato a proposito della terra di Punt:

“Si tratta di un tema ricorrente nei testi che trattano di queste sostanze. Punt forniva resine aromatiche di altissima qualità ed è qui che si pensava sorgesse il sole ogni mattina in un mondo permeato di profumi. Il dio stesso emanava profumi irresistibili, essendo il profumo, in un certo senso, la manifestazione olfattiva della sua persona”. Dott.ssa Hanane Gaber, curatrice scientifica della mostra
Frammenti che raffigurano le spedizione verso la terra di Punt
Dettaglio

Materie prime e Produzione

Un aspetto molto interessante della mostra è il focus sulle tecniche di produzione dei profumi. Gli egizi erano maestri nell'estrazione di essenze da fiori, piante e resine. L’esposizione presenta vari strumenti utilizzati per produrre oli e unguenti, che testimoniano l'avanzato livello di conoscenza della botanica. Visto che la distillazione non era ancora conosciuta, per quanto riguarda le tecniche di produzione, si utilizzavano due metodi: l’enfleurage e la macerazione. Tra le fragranze più popolari dell'epoca vi erano quelle derivate dal loto, dalla mirra, dall'incenso e dalla cannella, alcune delle quali sono state riprodotte, grazie all'uso della tecnologia, permettendo così di ricreare le sensazioni olfattive originali. Un’esperienza davvero emozionante.

Nell'Antico Egitto, era usuale che nei templi e nelle case private fossero presenti giardini con stagni, dove i sicomori fiorivano insieme ad alberi da frutto, palme da dattero, fichi, melograni, carrube, moringhe e viti.

Si coltivavano il già citato fiore di loto, ma anche papiro, papavero e mandragore che venivano anch’esse utilizzate come materie prime per la produzione di unguenti e oli profumati.

Da fonti risalenti alla V e alla VI dinastia, è emerso che erano presenti figure professionali che si occupavano esclusivamente della produzione di unguenti e profumi per i faraoni, dedicandosi completamente alla cura e al benessere dei Re. Questi processi erano organizzati secondo gerarchie complesse e strutturate, con un direttore a capo di un amministratore, di un ispettore per il controllo qualità e del tecnico addetto alle preparazioni.

Raffigurazione fiore di loto
Utensili e vasetti utilizzati per la produzione
Mirra

Usi Religiosi e Funerari dei Profumi

Secondo gli Egizi gli dei emanavano profumi inebrianti e apprezzavano a loro volta molto le fragranze.

Già dall’Antico Regno, il dio Horus era considerato il detentore del profumo; Shesemu, associato alla produzione di unguenti, rappresentava l’archetipo del Profumiere; Nefertem incarnava il fiore di loto, la cui fragranza era inalata da Ra, il dio Sole, all’inizio di ogni nuova giornata.

L’incenso era poi considerato un’emanazione diretta della divinità, il termine “incenso” nella traduzione egizia, sembrerebbe un gioco di parole che indica “il profumo degli dei”. Assieme ad altre resine profumate, veniva bruciato durante i riti per purificare l’ambiente e creare attraverso il fumo una connessione tra l’uomo e il divino.

In molti templi era presente un vero e proprio laboratorio di produzione, le cui mura erano decorate con ricette e illustrazioni di profumi sacri, primo fra tutti il Kyphi, una complessa miscela i cui ingredienti sono stati oggetto di studio per molto tempo[1].

Durante il processo di imbalsamazione, uno dei simboli che ha reso così nota la civiltà egizia, venivano adoperate sostanze profumate come resina e mirra, oltre che olio di semi di lino, pece di resina di pino, cera, grasso di toro e incenso per impregnare i bendaggi. Inoltre, ben sette unguenti venivano versati direttamente sul capo del defunto.

Stele di Sennefer e Amenmes con motivo a loto.
Mummia e due bare di Tayuheret con bende di lino profumate
Incensiere
Annusando la ricostruzione del Kyphi

I Profumi nella Vita Quotidiana

Profumi ed unguenti venivano abitualmente utilizzati sia dagli uomini che dalle donne, come testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici, tra cui flaconi, contenitori, vasetti, oggetti finemente prodotti e diventati veri e propri capolavori artistici dell’Antico Egitto.

Il fiore di Loto era un elemento onnipresente nella vita di tutti i giorni, oltre ad essere ritenuto un fiore sacro, veniva indossato come decorazione, o infuso in vino o birra per i suoi noti effetti calmanti.

In antichi papiri vi è traccia di prescrizioni mediche e cosmetiche che incorporano sostanze profumate, come ad esempio una ricetta a base di Labdano per la prevenzione dei capelli bianchi. L’incenso, per via del suo elevato valore, aveva un ruolo centrale nell’economia ed era impiegato negli scambi commerciali privati ed istituzionali.

Il profumo era inoltre largamente presente nella letteratura egizia, in quanto considerato vettore del desiderio amoroso.

Conclusione

È proprio il caso di dirlo, in questa mostra si respira la storia, anzi se ne sente il profumo! Il valore storico del percorso proposto è indiscutibile, così come è degno di nota il lavoro tecnologico svolto per permettere a chiunque visiti l’evento di sentirsi catapultato, tramite un portale, in una delle civiltà più misteriose e affascinanti mai esistite. La componente multisensoriale del percorso ha la capacità di rafforzare e vivificare il ricordo dell’evento, aumentando il coinvolgimento dell’utente, che grazie alle ricostruzioni di ricette dell’epoca come il kyphi, ha il privilegio di poter osservare (e annusare) attraverso uno spioncino, l’incredibile mondo dell’Antico Egitto.

Un ringraziamento alla Dott.ss Hanane Gaber, curatrice scientifica della mostra e Research Engineer dell’Università Paul-Valéry di Montpellier, a Said per il grande supporto come guida e interprete e a Luca appassionato di cultura egizia per gli scatti.

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1 Le ricostruzioni del Kyphi sono state numerose, ad esempio Sandrine Videault lo aveva replicato per il museo del Cairo, vedi: Le kyphi, résurrection d'un parfum sacré - Le Temps